Trapani Classica

PIANO FESTIVAL – Concerto di inaugurazione serale – Recital pianistico Dina Ivanova


Biografia

Nata nel 1994 a Ryazan in Russia, Dina ha studiato alla Central Music School di Mosca e attualmente studia al Tchaikovsky Conservatory di Mosca con il Prof. A. Mndoyants.

Ha tenuto concerti in Germania, Ungheria, Cuba, Bulgaria, Lituania, Danimarca, Norvegia, Polonia, Stati Uniti e Russia, tutti eventi importanti come i  concerti con la Thüringer Philharmonie, la Israel Symphony Orchestra e il Goldmund Quartet, nonché esibizioni alla Liszt House di Weimar e al castello di Schillingsfürst.

Ha vinto numerosi premi tra cui il 2° Premio al Concorso Liszt di Weimar (2015), il 1° Premio al Concorso di Tel Hai in Israele (2016) e il premio Artist Recognition all’International Keyboard Festival 2017 a New York, USA.

Sempre nel 2017 Dina ha vinto il Terzo Premio all’11° Concorso Internazionale Liszt di Utrecht. È stata anche insignita del Capgemini Audience Award. Ha ricevuto entrambi i premi nella sala principale di TivoliVredenburg dopo un’esibizione con la Netherlands Radio Philharmonic Orchestra diretta da Markus Stenz. Ha subito intrapreso un tour dei Paesi Bassi.

Nell’ambito del programma di sviluppo della carriera offerto dal concorso Liszt sarà impegnata in diversi eventi futuri, compresi concerti da solista con la Korean Symphony Orchestra al Seoul Arts Center e recitals in tutto il mondo tra cui Brasile, Ecuador, Stati Uniti, Russia, Sud Africa, Lituania, Norvegia, Germania e Paesi Bassi.

Programma

Claude Debussy – Estampes

César Franck – Prelude , Choral and Fugue

Robert Schumann – Carnaval op.9

Franz Liszt – Rapsodia ungherese n 10

Guida all’ascolto

Il recital della talentuosa pianista russa si apre con il trittico Estampes di Claude Debussy (1903). Decisamente evocativi, i tre pezzi rientrano nella categoria del descrittivismo paesaggistico per cui luoghi come l’Oriente e la Spagna, pur non visitati realmente dal compositore, vengono “ricordati” avvolti da un velo nostalgico e sognante. Così ci troviamo nelle pagode orientali (Pagode), grazie anche all’uso della scala pentatonica e del pedale tonale, poi a Granada con un ritmo di habanera in una magica notte andalusa (Soirée dans Grenade) e, infine,a Parigi con le cantilene infantili e il rumore della pioggia (Jardins sous la pluie). 

Mentre il compositore francese si lascia ispirare dai quadri paesaggistici, non c’è dubbio che ad ispirare Cesar Franck, nella seconda composizione in programma, sia stato, invece, Johan Sebastian Bach. Nell’opera per pianoforte composta nel 1884 la struttura architettonica, la polifonia e  il senso cromatico richiamano il grande compositore tedesco di cui Franck si è nutrito. Il rigore classico, però, non annulla lo spirito romantico che caratterizza tutta la sua arte e questa composizione rimane perfettamente figlia del suo tempo. Inizialmente Franck costruisce due momenti, il Preludio e la Fuga, e solo successivamente inserisce il Corale, una vera pagina poetica intrisa di spiritualità e di bellezza.

Niente di meglio che le parole dell’autore per spiegare la genesi della raccolta Carnaval op.9 di Robert Schumann.

«Le origini di questa composizione risalgono ad una particolare circostanza. Una delle mie conoscenze musicali essendo originaria di una piccola città dal nome di Asch e siccome le quattro lettere costituenti questo nome figurano ugualmente nel mio, ebbi l’idea di valermi della loro significazione musicale come punto di partenza di una serie di brevi pezzi, nello stesso modo in cui Bach aveva fatto in rapporto al suo patronimico. Sollecitata la fantasia da codesta trovata, un brano succedeva all’altro senza che me ne avvedessi e siccome ciò avveniva durante la stagione del Carnevale del 1835, una volta finita la composizione , aggiunsi i titoli e le diedi la denominazione generale di Carnevale».

 Il pianista, compositore e musicologo tedesco accosta al titolo Carnaval, quindi, la frase “Sceènes mignonnes sur quatre notes pour le piano” riferendosi, appunto, alle quattro note la, mib, do e si  su cui organizza tutta l’opera (tutti i vari pezzi della raccolta sono generati da queste quattro note). E il tema della festa in maschera, tanto cara ai romantici in quanto strumento di evasione, funge da collante. Sfila così una serie diversificata di personaggi  fantasiosi, burleschi, letterari (come Pierrot, Colombina, Arlecchino, Pantalone..) e anche autobiografici (Eusebio e Florestano che rappresentano le due personalità contrastanti del proprio io) raccontati attraverso il principio formale della variazione al ritmo ora festoso e dinamico, ora nostalgico e sognante.

Con le 19 Rapsodie ungheresi, composizioni liberee  fantasiose, Liszt ha inteso omaggiare la musica tzigana compenetrata nella tradizione musicale dei magiari, convinto che l’origine della musica ungherese fosse tzigana e non magiara. Come le altre, la Rapsodia n. 10 evidenzia un carattere decisamente improvvisativo ed una incredibile scrittura piena di ornamentazioni melodiche e ritmiche.

Annamaria Malerba

                                                          

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