Personalità artistica tra le più apprezzate della grande scuola pianista russa, Violetta Egorova, allieva prediletta del leggendario Lev Naumov al Conservatorio di Mosca, inizia giovanissima la carriera concertistica come enfant prodige intournée in tutta la Russia invitata a tenere concerti con le più prestigiose orchestre.
È vincitrice di importanti concorsi internazionali come il “G.Viotti International Piano Competition” di Vercelli (Italia), il “Gina Bachayer International Piano Competition” di Salt Lake City UT (USA) e l’ “Alessandro Casagrande International Piano Competition” di Terni, che laproietta subito sulla scena del concertismo internazionale con ildebutto del Festival dei due mondi di Spoleto, con clamorosi successi. Si è esibita nei più famosi teatri degli Stati Uniti,Italia, Francia, Svizzera, Finlandia, Turchia, Egitto, Monaco, Russia e della Cina.
Violetta Egorova è ospite regolare di molte orchestre di fama mondiale come la Svetlanov Orchestra, la Russian State Academic Orchestra, la Utah Symphony Orchestra, l’Orchestra da Camera Cremlino, Orchestra del Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo, l’Orchestra Sinfonica di Perugia, la George Enescu Philharmonic, la Cairo Symphony Orchestra, la Moscow State Symphony Orchestra, l’Orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania così come l’orchestra Giovane Russia, suonando sotto la direzione di Pavel Kogan, Giuseppe Silverstain, Arnold Katz, Mark Gorenstein, Argenteo Juliano, Urij Tsuruk, Ahmed AlSaedy, Agostino Orizio, Costantin Orbeljan, Epifanio Comis e Misha Rahlevsky.
Il suo repertorio comprende una grande varietà di epoche e stili, e spazia da concerti per solista e monografie di grandi compositori come Bach, Mozart, Beethoven, Schumann, Tchaikovsky e Liszt, a compositori contemporanei.
Collabora stabilmente con grandi artisti come Vladimir Markovich, Eva Gosser, Nina Kotova, Vladislav, Bezrukoff, Robin Meyforf, Anna Kruger, Astrid Shvinn, Lark String Quartet, Sikelikos String Quintet e molti altri.
Violetta Egorova è solista della Moscow State Philharmonic ed è docente di pianofortepresso la Rachmaninov Academy di Catania. Dal 2013 è presidente del Sergei Rachmaninov International Award di Mosca.
Domenico Scarlatti: 5 Sonate
L. van Beethoven: Sonata n. 31 op. 110
Nikolai Medtner: Sonata Reminiscenza op. 38 n.1
Sergej Rachmaninov: Sonata n. 2 op. 36
Con questo programma musicale la pianista russa ci offre l’occasione di compiere una breve ma interessante esplorazione, attraverso l’ascolto, di quella che è considerata la regina tra le forme, la Sonata, dal momento del suo esordio, nel periodo barocco, sino al Novecento.
La Sonata nelle mani di grandi sonatisti come Domenico Scarlatti (1685-1759) e Ludwing van Beethoven (1770-1827) ha assunto forme e contenuti diversi ma ugualmente sorprendenti. Il compositore italiano, cosmopolita e virtuoso clavicembalista, ci ha donato 555 sonate che testimoniano la sua grande inventiva armonica, ritmica e tematica e la sua voglia di ricercare colori sonori ed effetti espressivi sempre originali. Sono, tranne qualche eccezione, composizioni in un unico movimento, bipartito, create per lo più durante il suo periodo spagnolo, per Maria Barbara di Braganza, moglie del re di Spagna Ferdinando VI, presso cui prestò servizio per oltre trent’anni. Sono composizioni brillanti e vivaci in cui rapide scale, trilli e note ribattute creano un bellissimo gioco compositivo.
Anche nelle sue 32 sonate per pianoforte Beethoven manifesta la ricerca della novità e la necessità di non ricondurre la propria fantasia generatrice entro schemi formali tradizionali, nonostante egli si serva della forma-sonata (quella struttura tipica che caratterizza prevalentemente i primi movimenti delle composizioni a partire dalla seconda metà del Settecento) per organizzare il proprio materiale sonoro. Le sonate beethoveniane diventano, così, strumenti per sperimentare ed innovare attraverso un percorso che culminerà con gli ultimi tre capolavori, op. 109, 110 e 111 concluse nel 1822. Tra le tre, la Sonata per pianoforte n. 31 in la b maggiore op.110 è probabilmente la più introspettiva, fin dal primo cantabile. E’ costruita in tre movimenti. Il primo, Moderato cantabile molto espressivo in forma-sonata, si svolge attraverso idee tematiche eterogenee dal carattere ora lirico e sereno ora più malinconico e cupo mentre il secondo, cosi come ci anticipa l’indicazione iniziale, Allegro molto -Scherzo, rappresenta il momento “spensierato” in cui l’autore si diverte ad elaborare due melodie popolari austriache ben note allora. L’ Adagio arioso, il terzo movimento, è più articolato e complesso con i suoi svariati cambiamenti armonici e agogici, ma anche più struggente e profondo (“Arioso dolente”). Dopo aver attraversato una Fuga a tre voci, la composizione si conclude però in la bemolle maggiore con un finale luminoso e ottimistico. Come dire: le miserie dell’animo umano vengono ancora una volta superate alla maniera del genio di Bonn.
La pianista ci propone a questo punto un salto nel tempo e nello spazio con due sonate di compositori russi legati da profonda amicizia e stima, due grandi pianisti vissuti tra la fine del XIX secolo e la metà del XX sec: Nikolai Medtner (1880 – 1951) e Sergej Rachmaninov (1873-1943), entrambi profondamente ammaliati dallo strumento ad 88 tasti tanto da condizionare il proprio repertorio. Il primo è l’autore di 14 sonate per pianoforte tra cui la Sonata Reminiscenza op 38 n. 1, una composizione in un unico movimento dal carattere decisamente meditativo e malinconico che apre un ciclo di otto pezzi, Forgotten Melodies.
Anche Sergej Rachmaninov, nel primo movimento della Sonata N. 2 op. 36, rispetta la costruzione della forma-sonata con il canonico contrasto tra due temi, il primo impetuoso fin dal primo attacco inizialementre il secondo lirico e riflessivo.Composta nel 1912 ma rivista nel 1931 (semplificata e ridotta), la composizione possiede una potenza drammatica come poche, una forza espressiva che si esprime attraverso un esteso cromatismo in una scrittura altamente virtuosistica.
Anna Maria Malerba
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